P.A.I.N.T.

Pubblicatoil Nov 24, 2014 in Poetry Box

Tante volte ho pensato che il miglior modo per evolvere l’intuito riguardo a quel che succede nell’ arte contemporanea (quindi una migliore percezione del mercato e un conseguente aumento delle vendite) sia quello di leggere i testi dei critici d’arte e dei giornalisti di settore, farsi dapprima un’ idea sull aria che tira. Purtroppo non basta piu’ affacciarsi al balcone, bisogna informarsi guardando non la realta’ ma piuttosto coloro che si atteggiano a cronisti della stessa. Piu’ invecchio e piu’ mi  accorgo che questi sarchiaponi intellettuali sono perfettamente incapaci di dirci qualsiasi cosa utile perche’ alieni alla realta’, ripetono come pappagalli  supercazzole inutili per riempire spazio culturale rubato ai meritevoli, restando imbalsamati tra le muffe dei loro tristi salottini borghesi. Il rifiuto a stare al mondo, da parte di questi intellettualoidi scaduti, per mera convenienza e lurido opportunismo, ha causato il proliferare di cronisti della vita guardata stando seduti dietro a uno schermo del computer, autoreclusi come cani da tartufo, galline, o tartarughe.

Da un po’ di anni mi sono accorto che su questo pianeta di matti ci sono delle persone che vengono pagate per dirci cosa succede intorno, e ogni volta che do loro ascolto, mi sento trattato come un bambino ritardato di trentanove anni di eta’.

Mi immergo – turandomi il naso – nel mondo dei media dedicati alle arti. Subito i primi dubbi vengono a galla come stronzi e anche un profano capisce che in giro c’e’ tanta fuffa che fa a pugni con le cazzate

Cosa salutare sarebbe appunto diffidare della maggior parte dei critici d’arte, basta guardarsi i numeri impietosi del mercato d’arte in Italia e si realizza che codesti signori sanno poco o nulla di quel che succede dietro e sotto il loro culo, Stiamo parlando del mondo di tutti i giorni, mentre costoro sono li a piantare bandierine sulla luna.

Se non si riesce a sentire l’umore, il ritmo, il tanfo del mondo che ci circonda e che ci sovrasta, non si riuscira’ mai a vedere un cazzo. Pretendere di sapere dove l’arte si sviluppa in un periodo – globalizzante ma frantumato – come il 21mo Secolo e’ compito per gente con le palle, altro che apps e microchips della malora.

Pare stucchevole dirlo ogni volta, ma ribadisco: l’arte non astrae, l’ arte ci fa vedere ancora piu’ da vicino la realta’. L’arte non e’ scappare, ma intraprendere con la realta’ e venirle incontro. La pittura possiede una posizione in tutto cio’? Cazzo se si! La pittura ci rende consapevoli che il mondo materiale possiede (anch’esso) un’anima e sta alla pittura tirarla fuori.

Signor Coruzzi potrebbe farci un esempio di quel che ha detto? Beh potrei dire che dei girasoli sono dei fottutissimi girasoli e rimarrebbero tali se uno come Van Gogh non li avesse resi vivi, donando loro, grazie alla pittura, un’anima immortale e rendendoli  di “classe superiore” alla loro stessa realta’.

Dipingere e’ rappresentare la la vita, l’anima, la realta’ attraverso un linguaggio piu’ organico

Un altro critico d’ arte viene alla ribalta nella mia mente, devo ammettere che ho letto lenzuolate di testi critici sull’arte contemporanea, pero’ non ne ricordo mai i nomi, in fondo essi non contano.

Il lettore cresce e riflette attraverso le parole, non attraverso la copertina.

Diciamo che in Italia e’ un tantino differente. I critici d’arte hanno un nome famoso e loro sono come mammasantissima perche sono capaci di promuovere o bocciare tutto quello che vien fuori dal panorama artistico.

In Italia ci sono due elementi che fottono il paese intero:

Il primo elemento  e’ la convinzione puerile che una cosa funziona se “va di moda”, L’effetto pecora e’ assicurato: quel che e’ trendy diventa verita’ assoluta, cassazione, vangelo. Non resta niente per chi dissente. Non resta niente per l ‘opinione personale, perche’ averne una e’ peccato mortale in Italia

L’ altro elemento e’ l’ amnesia, conseguenza della dipendenza dalle mode, dai simboli, dal brand. Si dice una cosa, la si scorda per poi dire l’ esatto contrario poco tempo dopo. Incoerenza totale, disonesta’ intelletuale.

Anni fa parlavano di Cindia, ovvero il nuovo mercato dell’ arte in India e Cina, mentre facevano sgretolare tra le loro mani quello che era fino a vent’anni fa il terzo mercato d’arte piu ‘ grande del mondo: quello Italiano. Ma a quei tempi la Cina andava di moda, l’Asia veniva stimolata oralmente dai nostri professori universitari, giornalisti, intellettuali. Delocalizzazioni, riconversioni, importazione di merce (materiale e intelletuale) scadente. E allora ci si concedeva al cunnilingus nei confronti di qualsiasi cosa fosse asiatica. E allora vai con la Cindia, mercato del nulla se si conoscesse da vicino la cultura contemporanea Indiana (quale? Dove?) e quella Cinese, fatta di consumismo becero e ignoranza forzata.

Quando si parlava di mercato dell’ arte in espansione verso Germania e Stati Uniti (purtroppo l’ Italiano si rifiuta di parlare l’ inglese) e se ne parlava sui giornali del settore di mezzo mondo, qui in Italia si pensava a come poter vendere l’arte contemporanea Italiana a Mumbai, a Pechino, a Shanghai. Sei anni fa i critici d’ arte inlgesi e americani parlavano della Cina come il grande bluff dell’ arte contemporanea, fatta eccezione per Ai WeiWei, artisticamente cresciuto negli Stati Uniti e perseguitato in Cina.

Abbiamo svalutato i creativi nostrani per non fare brutta figura nei salotti bene di questa Italia debosciata. Eravamo li che abbracciavamo l’ arte della Cina, ignorando totalmente che in un paese dove non si rispettava la vita era praticamente impossibile parlare di arte, almenoche non si prende in considerazione l’ arte Cinese che sembra una sfregiata imitazione della cultura occidentale. Bastava comunque vedere i numeri: gli Stati Uniti d’America contribuiscono al 50% del mercato d’arte in tutto il mondo. Ovvero Cina, India, Inghilterra, e tutta l’ Asia insieme. Ma allora era il periodo del bungabunga e quindi l’ eccesso di figa nel belpaese aveva offuscato le menti dei nostri geni della cultura, a cominciare dal nostro ex ministro Bondi, il poeta e menestrello di corte.

L’ ultima novita’ e’ di poche settimane fa. Questa volta abbiamo il grande Franceschini come ministro della cultura, lo scrittore piu’ sopravvalutato dai tempi di Moccia. Questi signori critici e giornalisti, schiamazzando sui media, ci avvertono che “bisogna rivalutare l’ importanza della pittura”. Solo un idiota puo’ prima dubitare dell’ importanza della pittura nell’arte, bastava che questi idioti della cultura vedessero i numeri reali, ovvero che, per esempio, l’ 80% delle opere d’arte vendute negli Stati Uniti (ripeto 50% del mercato d’arte mondiale) sono dipinti e stampe.

ieri ho appreso che lo stato italiano spendera’ duecento milioni di euro per due aerei da guerra e poco piu’ di quattrocentomila euro per il padiglione Italiano alla Biennale di Venezia, la piu’ grande manifestazione di arte contemporanea al mondo.

Non si puo’ pretendere da questi scarpari ignoranti  una benche’ minima idea risolutiva plausibile per salvare gli artisti Italiani, giunti ormai sull’ orlo del suicidio di massa.

F.C.